mercoledì 21 dicembre 2011

Pyongyang


Guy Delisle, Pyongyang, (Fusi Orari), Roma, 2006.
Edizione originale francese: L'Association, 2003.

Sabato scorso - il 17 dicembre 2011 - è morto Kim Jong-Il. Era il "leader supremo" della Corea del Nord, succeduto al padre "presidente a vita" Kim Il-Sung nel 1994: una sorta di dinastia, considerato anche che ora andrà formalmente al potere il terzogenito di Kim Jong-Il, Kim Jong-Un, con l'incarico di "grande successore".

Lasciando da parte le considerazioni politiche, io credo che qui da noi non si sappia molto della Corea del Nord: a scuola si studia vagamente la guerra con la Corea del sud, perchè sono stati coinvolti a lungo gli USA, e al tg ogni tanto si parla del rischio degli armamenti nucleari. Ma delle condizioni di vita, dell'organizzazione sociale della Repubblica Democratica Popolare di Corea, uno dei pochissimi autodefinitisi "stati socialisti", si sa ben poco.
Anche per l'isolamento in cui si vive in quel paese, visto che l'accesso a internet è attualmente proibito, e le visite di stranieri sono consentite solo per motivi di affari o con l'organizzazione del turismo dello Stato.
Per questo voglio proporvi un libro, Pyongyang, di Guy Delisle, che racconta qualcosa di quella quotidianità. O meglio, della routine della vita di uno straniero nella capitale del Paese, che dev'essere comunque molto diversa da quella dei contadini al lavoro nelle grandi campagne.

Si tratta di una sorta di diario a fumetti: nel 2001 l'autore è stato in Corea per due mesi, per supervisionare la produzione di cartoni animati per il mercato francese. Come a tutti i visitatori stranieri, gli viene assegnata una guida, e gli viene vietato di muoversi da solo: partito però con un forte spirito critico (1984 di Orwell in tasca), fa qualche timido tentativo di vedere qualcosa di più, arrischiandosi a volte da solo nelle strade di Pyongyang o nel quartiere delle ONG. Il più delle volte i suoi tentativi vengono bruscamente interrotti, i negativi delle fotografie scattate sequestrati.



Forse per il timore di vedersi togliere anche i propri disegni, in un'intervista al National Post nel 2005, Delisle ammette di aver iniziato a disegnare solo una volta abbandonato il paese. Il tratto è infatti molto sintetico, privo di tutti i dettagli non necessari: forse la scelta adatta, considerata da una parte l'impossibilità di ritrarre con fedeltà i luoghi e gli avvenimenti, e dall'altra la forte presenza di didascalie, per lo più dedicate a riflessioni personali o a informazioni storiche e statistiche. Un disegno più importante avrebbe probabilmente indebolito la narrazione. Ad ogni modo, si tratta del formato adatto a un reportage: non è un caso che il volume sia pubblicato da (Fusi Orari), casa editrice che fa riferimento alla rivista Internazionale.


Sicuramente non si tratta di un testo esaustivo, ma ve lo consiglio per farvi un'idea generale della Corea del Nord. Un mondo che appare lontanissimo dal nostro, come viene esemplificato da uno degli episodi raccontati da Delisle: uno degli sport più amati nel Paese è il "reverse", che prevede di camminare all'indietro, con la testa fatica girata per cercare di vedere qualcosa della direzione in cui si va. Insomma, un mondo in cui è difficile compiere anche le azioni più naturali, come il camminare liberamente.


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