mercoledì 28 novembre 2012

Love, o il fumetto silenzioso


Frédéric Brrémaud, Federico Bertolucci, Love. La volpe, Edizioni BD, Milano 2012.
Edizione originale francese: LOVE - Le Renard, Ankama Éditions, 2012.


La prima cosa che colpisce in Love. La volpe sono i disegni, curatissimi. Ciascuna vignetta è un'illustrazione a sè, costruita con attenzione nei colori, nella luce e negli equilibri.
Poi si nota la mancanza dei testi.

 
In realtà, non si tratta solo di un fumetto senza baloon, ma di un fumetto silenzioso: non ci sono didascalie, non ci sono onomatopee. La storia si svolge in totale silenzio. E tutto appare molto naturale, grazie soprattutto alla trama scelta per l'opera: su un'isola vulcanica dell'Alaska, gli animali si trovano ad affrontare un temibile evento naturale. Non ci sono esseri umani, solo volpi, orsi e buoi muschiati, disegnati con tratto molto realistico. L'umanizzazione dei personaggi principali è minima: Bertolucci indugia solo qua e là in qualche espressione troppo "umana", allo scopo di dare qualche scorcio introspettivo. 



Ma anche l'eruzione esplosiva dell'isola avviene in perfetto silenzio: dell'assenza di suoni, tuttavia, è difficile accorgersi. Lo sconvolgimento causato dall'eruzione è infatti totale: e il caos che si ritrova nelle vignette-illustrazioni che la raccontano è un ottimo mezzo per creare la sensazione di rumore. Per chiarire: io della mancanza delle onomatopee me ne sono accorta solo una volta finita la lettura.



Il merito è sicuramente anche della trama: appassionarsi alle vicende della volpe, che riservano un colpo di scena finale, è facile. Inoltre, il cambio di prospettiva periodico (scorci dell'esperienza delle balene e delle orche, dell'orso bianco e di quello Kodiak etc.) garantisce una suspence costante. Il disegno, come accennato, è di tipo realistico: ma non mancano alcuni accorgimenti come le linee di movimento o di espressione, che enfatizzano scene specifiche e garantiscono continuità narrativa. Le inquadrature sono molto teatrali, a volte in finta-soggettiva, e anche il tratto si modifica nei momenti più concitati, tralasciando la precisione a favore della velocità.


In realtà, anche se nella sceneggiatura ci sono alcune imprecisioni (che ci fanno la sula bassana e la ghiandaia  sull'oceano Pacifico? Oppure è l'orso Kodiak a essere fuori posto, e qui siamo sull'Atlantico?), l'impressione è comunque quella di guardare con il fiato sospeso un documentario appassionante - solo che si tratta di immagini fisse, e disegnatore e sceneggiatore hanno dato un piccolo saggio di tutta la capacità espressiva della narrativa disegnata.



 

Un'ultima nota: di Love esiste un precedente volume, dedicato alla tigre. Io non sono riuscita a procurarmelo: nè ordinandolo in fumetteria, nè cercandolo a Lucca. Ma di questo fumetto ci tenevo a parlare lo stesso.

Nessun commento:

Posta un commento