martedì 5 marzo 2013

Patchwork: qualche punto per tenere su una storia


Katharina Greve, Patchwork. Frau Doktor Waldbeck näht sich eine Familie, Gütersloher Verlagshaus, 2011.
Traduzione del titolo: Patchwork. La dottoressa Waldbeck si cuce una famiglia.


Patchwork è stato il mio primo fumetto in tedesco, letto appena qualche settimana fa. Da tempo ero incuriosita dal mercato dei fumetti in Germania: a quanto pare non se ne sa molto, se non che il 3% dei libri pubblicati hanno le nuvolette (lo dice Wikipedia, ma senza fonte...). Certo è che quando sono stata a Monaco, poco più di un anno fa, ho scoperto che lì in genere le librerie di varia non hanno il reparto Comics: e la curiosità mi era rimasta.

Così, quando ho letto una classifica dei migliori fumetti tedeschi del 2012 (qui, con anche tanti altri paesi interessanti), ho deciso di buttarmi e di ordinare dalla libreria del male Amazon quello che mi incuriosiva di più: Patchwork, libro in cui una scienziata ormai avanti con l'età decide di crearsi una famiglia con metodi non convenzionali, sfruttando la sua abilità in trapianti e innesti su esseri animali. E da qui, una serie di problemi essenzialmente sociali.

Nonostante le difficoltà economiche, la famiglia Waldbeck rimane unita.

C'è da dire che il fumetto affronta una serie di temi di tutto rispetto: la legittimità di esperimenti praticati su esseri viventi, il desiderio di far carriera e il ritardo della maternità oltre i tempi biologici, l'integrazione del diverso, la curiosità morbosa dei media, lo stra-potere delle multinazionali che vorrebbero brevettare la vita stessa. Il problema è che la storia è concentrata in sole 80 pagine: e inevitabilmente, nessuno di questi argomenti viene affrontato a dovere - o anche solo approfondito per più di qualche tavola. C'è da dire che lo scoglio linguistico potrebbe avermi fatto perdere quelle sfumature di significato che racchiudono un mondo in una sillaba; ma sono sufficientemente sicura di aver interpretato correttamente tutto il testo, peraltro molto semplice.

Nel rispetto della legge di Godwin, i riferimenti a Hitler sono inevitabili.

In realtà, la riflessione dell'autrice non si sofferma neanche sul tema principale della trama: la Frau Doktor Waldbeck è in grado di creare la vita a partire da scarti di animali morti. Capite? In pratica ha inventato la resurrezione! Ma nessuno sembra farci caso, nonostante la curiosità dei vicini e dei tabloid per la strana forma di quegli esseri - forse c'entra qualcosa il fatto che il fumetto sia stato pubblicato da una casa editrice specializzata in teologia e religione? Comunque è ovvio che la storia avrebbe potuto prendere tutta un'altra piega, se affrontata da questo punto di vista. Forse sarebbe potuta essere più divertente: alla fine tutto si riduce a una storiella politically correct sull'integrazione, con lieto fine per tutti i protagonisti a parte il cattivo. Notevole il matrimonio fra un collega della dottoressa Waldbeck e una palma parlante, relegato in un'unica vignetta dell'epilogo.


Uno dei primi esperimenti della dottoressa Waldbeck.

Insomma, il primo approccio con il fumetto tedesco non è stato del tutto soddisfacente. Ma ora, dopo il BilBOlBul (a cui purtroppo quest'anno non sono riuscita a partecipare), ho raccolto nuovi spunti: chissà se nella biblioteca del Goethe Institut Mailand c'è qualcosa di Ulli Lust...

Nessun commento:

Posta un commento