domenica 14 aprile 2013

Portugal, o un viaggio nei colori


Cyril Pedrosa, Portugal, Bao Publishing, Milano 2012.
Edizione originale francese: Portugal, Dupuis, 2011.


Vincitore del premio Fnac ad Angoulême 2012, Portugal è stato uno dei grandi successi 2012 della Bao. Tuttavia, a differenza dei libri di Zerocalcare, questo volume non si è affidato ai lettori nuovi: Portugal è rivolto, come si intuisce anche solo dalla cartotecnica importante e dal prezzo non indifferente, ai lettori forti e convinti di Gipi e di Manuele Fior, delle graphic novel e del racconto lungo per immagini. Il fumetto è diventato presto noto grazie soprattutto al passaparola fra gli appassionati del settore; in neanche un anno, la tiratura originale che all'inizio sembrava irraggiungibile è andata esaurita, e secondo quanto comunicato da Bao il 5 aprile, il volume è attualmente in ristampa.




Non potevo quindi mancare la lettura (e ringrazio Giulia di Nefelomanzia per averla resa possibile!). L'aspettativa era alta, le impressioni della copertina e di qualche pagina sfogliata avevano già scatenato suggestioni affascinanti. E in parte le hanno soddisfatte: Portugal è essenzialmente un libro di bellissimi disegni. Paesaggi, atmosfere, colori e volti sono i veri protagonisti, un intero panorama da osservare catturati dal fascino del tratto leggero di Pedrosa e dai colori totalizzanti (firmati Pedrosa-Ruby).




La storia in realtà è quasi assente. Il protagonista Simon, raggiunti i trent'anni, vive una fase di crisi personale: fattosi lasciare dalla fidanzata storica, cerca di esplorare la propria famiglia (di origine portoghese) e di capire perchè i rapporti con i parenti siano così deboli. Un matrimonio è l'occasione per il ritorno in Portogallo: il legame con i ricordi d'infanzia è molto forte, ma questa volta Simon ha l'occasione di essere personaggio attivo nei rapporti famigliari. E capisce di poter indagare di più: ad esempio sul motivo che spinse il nonno, e non il prozio, a stabilirsi definitivamente in Francia. La vita di Simon in Portogallo sarebbe stata diversa? Simon portoghese quanto sarebbe stato diverso da Simon francese?
Tutto il lungo racconto si configura come una ricerca delle radici, o meglio, di un luogo di appartenenza: Simon si sente francese e lo dichiara più volte, ma sembra sentire la necessità di sapere che c'è un altro posto dove tornare, un posto in cui colori e i suoni sono importanti tanto quanto le persone. Il nucleo fondamentale della sua famiglia - di partenza e di formazione: madre e padre divorziati, fidanzata che se n'è andata - è distrutto: ma c'è un sistema più grande pronto ad accoglierlo, in cui lui potrebbe, se volesse, sentirsi a proprio agio.



 

Per ovvi motivi, Simon portoghese non sarebbe potuto esistere: biologicamente e culturalmente, il protagonista è frutto della scelta di emigrazione fatta dal nonno. Per questo, alla fine, lascia il Portogallo, lanciandosi nel tentativo inespresso di migliorare i rapporti con il proprio padre.

Da Tre Ombre, Edizioni BD, 2008.

C'è da dire che il tema della distruzione e ricostruzione del nucleo familiare era già stato affrontato da Cyril Pedrosa: in Tre Ombre, il fumetto dell'esordio in Italia pubblicato da BD, la morte di un bambino era stata affrontata con i toni del fantastico e trasformata in un lungo viaggio onirico. Anche in questo caso, il nucleo familiare risultava isolato, lontano anche fisicamente da villaggi e altri esseri umani.
Ma il disegno, peraltro in bianco e nero, ricordava ancora molto l'animazione (Pedrosa ha lavorato alla Disney, prendendo parte ad esempio alla realizzazione del Gobbo di Notre Dame) e risultava acerbo, con piccoli tentativi di raggiungere stili diversi ma senza risultati apprezzabili.
Mancava, insomma, quel tratto tanto particolare, poetico ed evocativo, che è il vero punto di forza di Portugal.



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