venerdì 9 maggio 2014

Modena o la città delle figurine


Aprile è stato un mese in viaggio. Sfruttando i potenti mezzi (e soprattutto gli sconti) che Trenitalia riserva a chi sa ben spulciare il suo sito, sono stata in giro per l'Italia - soprattutto nel nord. In un mese ho fatto delle belle gite a Modena, Bologna, Torino e Roma; in tutte le città mi è capitato di visitare qualcosa che in un modo o nell'altro riguardava i fumetti. O forse non è "capitato", ma sono andata a cercarmele...

Modena è stata la prima tappa. Non avevo mai visitato la città, e l'occasione è stata un'amica trasferitasi di recente.


L'idea era di visitare la Galleria Estense: purtroppo arrivate sul posto abbiamo scoperto che il palazzo che la ospita è stato danneggiato dal terremoto del 2012 e che la Galleria non è agibile, e non si sa neanche quando lo sarà di nuovo. In alternativa avremmo potuto visitare il lapidario romano o assistere a un incontro su Le strade delle pietre nell'Europa preistorica o qualcosa del genere. Mosse da un residuo di vitalità, abbiamo preferito attraversare il centro cittadino e recarci al Museo della figurina.


La visita è assolutamente consigliata. Il Museo è ospitato nel Palazzo Santa Margherita, che comprende anche la biblioteca comunale e la Galleria Civica: senza farsi intimorire dalle porte chiuse e dallo sguardo dei guardiani, si seguono le indicazioni e si sale sempre più su, prima per uno scalone e poi per una scaletta. L'ingresso è gratuito, e anzi se lo si chiede si può avere in regalo il calendario 2014. 



La raccolta del museo è dovuta - guarda il caso - a Giuseppe Panini, uno dei fratelli fondatori del colosso editoriale che tutti conosciamo. Comprende piccole stampe dal XV al XX secolo, dai santini agli album dei calciatori. Oltre ad ammirare i disegni, che spesso erano realizzati da noti pittori sotto pseudonimo o in anonimato, è stato interessante scoprire che un fortissimo impulso alla diffusione delle raccolte è stato dato dall'estratto di carne Liebig, che ha raffigurato praticamente tutti gli aspetti della vita quotidiana e avventurosa.

Prima, dalla metà dell'800, le figurine erano utilizzate in Francia come biglietti da visita degli esercizi commerciali: erano un modo di farsi pubblicità simile a quello delle cartoline che oggi si trovano negli espositori in bar, locali e fumetterie e che in effetti alcuni collezionano. In questo tipo di pubblicità, fondamentale è che il disegno sia bello o originale: io personalmente prendo solo le cartoline che mi soddisfano esteticamente, per poi perderle dentro casa. Ci vorrebbero dei raccoglitori... che poi furono in effetti inventati dalla Liebig.
Uno dei primi esercizi commerciali a utilizzare le cartoline fu Le Bon Marché, il precursore dei grandi magazzini, a cui si ispirarono i fratelli Bocconi aprendo La Rinascente nel 1865 (che all'epoca si chiamava "Alle città d'Italia"). Curioso è che in Italia ci sia oggi una casa editrice di fumetti che utilizza il sistema dei biglietti da visita illustrati, che andrebbero collezionati per via del prestigio delle firme: e non si tratta della Panini, ma della Bao, che ha affidato il ritratto dei propri collaboratori a penne come quella di Alberto Madrigal o Zerocalcare.



L'unico appunto da fare al Museo della figurina è sull'allestimento: l'esposizione è organizzata in teche contenute in sei "armadi", da cui far scorrere fuori man mano le parti che interessano. Il sistema presenta degli svantaggi in caso di affollamento, perché ovviamente ognuno ha tempi diversi di lettura. Se aggiungete il fatto che c'è qualcuno che si ferma anche a fare foto, o a esaminare attentamente le singole illustrazioni... ecco, per fortuna quel pomeriggio non eravamo in molti.

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